Progetto educativo

Per educare un figlio ci vuole un villaggio

In questi tempi di cambiamento epocale La Traccia si propone di accettare e raccogliere fino in fondo la decisività del compito educativo, fondamentale risorsa di fronte alle urgenze e alla crisi che il mondo si trova ad affrontare.

Il fondo di tale crisi è ben descritto da un giudizio della filosofa spagnola Maria Zambrano: “Ciò? che è in crisi è questo nesso misterioso che unisce il nostro essere con il reale, qualcosa di così profondo e fondamentale che è il nostro intimo sostento”. Oggi pare infatti più difficile che crescano personalità solide, in grado di rapportarsi alla realtà con fiducia: c’è come uno “svuotamento dell’io”, che non è più in grado di riconoscere, giudicare, amare la realtà.

Risvegliare questa capacità di rapporto con il reale è il compito che La Traccia ritiene fondamentale.

Da sempre a La Traccia si avverte come prima risorsa educativa l’incontro con la realtà, in tutta la sua profondità e ampiezza: fin dalla scuola primaria si desidera incontrare insieme agli alunni la ricchezza e la varietà infinita di ciò che la realtà offre ogni giorno; accorgersi dell’esistenza delle cose, della natura, degli oggetti, dell’uomo; percepirne la straordinaria complessità di sfumature; coglierne i nessi profondi, fino ad affacciarsi sulla misteriosa e affascinante radice di significato che abita il fondo della realtà: in questo consiste la prima grande possibilità di educare la persona.
È possibile verificare tutti i giorni che in questa meraviglia conoscitiva accade il primo risveglio della persona, che inizia ad emergere come “io”.

Il luogo privilegiato e specifico per una scuola di questo incontro con la realtà, capace di risvegliare l’io, sono le materie. Nell’esperienza scolastica de La Traccia ciascuna materia è sentita e vissuta come il luogo affascinante di tale incontro, secondo il particolare metodo e l’accento creativo che ciascuna disciplina offre.
È decisivo in primo luogo l’incontro con le cose: i testi, i personaggi della storia, le scoperte e i fenomeni scientifici, la natura, gli spartiti musicali, i poeti, le verità matematiche… l’incontro con i dati di cui ogni materia si compone è la prima risorsa, da cui dipende il metodo secondo cui ogni disciplina si struttura; un metodo in evoluzione, sempre alla ricerca di un incontro progressivamente più profondo con l’inesauribile ricchezza del reale. Questo metodo è concepito innanzitutto come un dialogo fra la profondità della persona, la sua capacità di comprendere, le sue esigenze più profonde e l’oggetto di conoscenza, mai esaurito, ma sempre più a fondo penetrato con l’aiuto dell’insegnante.
Per questo gli insegnanti vivono un continuo percorso di aggiornamento e approfondimento e concepiscono la propria professionalità in rapporto a quella dei colleghi: ciascuno concorre con il suo metodo al comune cammino di scoperta del reale e del mistero buono che in esso traspare. Non vengono concepite materie di importanza primaria e secondaria, ma si riconosce a ciascun ambito la sua decisiva importanza, il suo peculiare contributo all’io dei ragazzi. Ciascuna materia è infatti strada all’incontro generativo con la realtà.
In questo incontro appassionato, vissuto secondo il metodo ordinato che ciascuna materia mette a disposizione, da anni si assiste allo spettacolo del destarsi, formarsi e fortificarsi della personalità, dell’io degli adulti e dei ragazzi.

Lo scopo di questo incontro è il fiorire della persona, che fin dall’inizio del percorso si instrada ad essere un uomo immerso nel mondo. In questi anni si è verificato che in questo cammino di scoperta della realtà attraverso le materie, l’io emerge secondo la sua originalità, la sua capacità di intelligenza e lettura del presente, la sua forza creativa, la coscienza di sé e dei propri desideri, svelandosi secondo le proprie risorse e le proprie caratteristiche uniche.
Vivendo il lavoro quotidiano delle materie si assiste innanzitutto al sorgere progressivo della capacità di usare la ragione, secondo tutta la sua ampiezza e secondo la ricchezza dei suoi metodi: l’incontro con la realtà deve infatti avere come protagonista l’io del ragazzo, che l’insegnante può accompagnare, ma mai sostituire: e la ragione è il primo strumento di questo protagonismo. Si favorisce quindi il crescere della capacità critica, vale a dire la capacità di giudicare secondo le esigenze ed evidenze più profonde del cuore, che rende capaci di leggere l’esperienza e i fenomeni del presente, del passato, del futuro.
Si favoriscono inoltre le condizioni per il crescere della libertà dei ragazzi, ovvero quella capacità di aderire in modo personale a ciò che la persona riconosce come vero, buono e bello, e quindi la responsabilità, ovvero la capacità di rispondere personalmente e creativamente alla chiamata che la vita offre nel quotidiano. Vivendo l’incontro fecondo con la realtà nella sua totalità si fa quindi esperienza di sé in un modo sempre più profondo.

La possibilità perché questo dialogo con la realtà accada è l’incontro vivo, quotidiano, con un adulto significativo. Nell’esperienza de La Traccia gli insegnanti sono adulti che, in quanto impegnati in prima persona nel proprio cammino di scoperta del reale e di sé, ogni giorno vivono insieme ai ragazzi l’avventura dell’imparare. Il compito dell’adulto è introdurre i ragazzi in quel dialogo personale e critico con la realtà, coinvolgendosi in prima persona con il percorso che propone ai ragazzi. In questo senso l’insegnante è concepito come testimone, in quanto incarna quel tentativo mai compiuto di lasciarsi provocare dal reale, è veicolo di un’ipotesi positiva sul mondo, è autorevole perché vive personalmente e quotidianamente il cammino per conoscere e verificare l’ipotesi che desidera comunicare ai ragazzi.
In questo senso per adulto si intende sia l’insegnante, che si concepisce in rapporto con gli altri docenti, sia il genitore: insegnanti e genitori formano una comunità educante, vale a dire una compagnia di adulti che, in quanto impegnati nel proprio cammino di crescita, si sostengono nel comune compito educativo, correggendosi e contribuendo gli uni al percorso degli altri. Questo legame sempre cercato e rinnovato, mai scontato o formale, è una delle risorse più potenti da offrire ai ragazzi e si esprime nei dialoghi quotidiani, nei momenti assembleari, nelle attività comuni, nella costruzione dei tanti gesti che esprimono pubblicamente il cammino umano della scuola.

Siccome da più tempo e con più esperienza egli si impegna nel medesimo percorso a cui è invitato l’alunno, l’insegnante può correggerne i passi, esprimere un giudizio che metta in luce l’efficacia dell’imparare, segnalare ostacoli o deviazioni che rendono più faticoso o sterile il percorso. In ogni caso egli è chiamato a valutare, cioè a rendere continuamente presente al ragazzo il suo valore originario, che non dipende dalle sue performances, ma si può esprimere in modo più o meno trasparente in ciò che fa: nel suo impegno di studio, nelle prove, nei compiti assegnati. Ogni espressione della persona è oggetto di valutazione e può essere occasione per precisare e rendere più bello e spedito il cammino, accompagnando gli studenti alla conquista di un metodo efficace e personale che permetta loro di affrontare con gusto il cammino della vita.
La ricerca del valore implica anche il rapporto tra l’insegnante e la propria disciplina: infatti affinché l’atto valutativo risulti sempre più efficace e utile al percorso dell’alunno, l’insegnante stesso è continuamente teso a riscoprire per sé, e quindi per i ragazzi, il valore della propria materia, ovvero quanto di più significativo del proprio ambito disciplinare possa contribuire al percorso di incremento della ragione e della libertà del ragazzo.

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