La mia esperienza di scambio in Spagna

All’inizio della quarta linguistico il nostro liceo propone ai ragazzi un periodo all’estero, in famiglia, vivendo la vita di tutti i giorni immersi nella cultura locale. Quest’anno la destinazione è stata Madrid, a Villanueva de la Cañada, dove si trova la scuola Kolbe, gemellata con La Traccia. Ecco le bellissime testimonianze di alcune studentesse che hanno vissuto questa esperienza.

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Fatica, stupore e crescita

di Greta Nembrini

Se dovessi descrivere il mese e mezzo passato a Villanueva de la Cañada in tre parole, probabilmente sarebbero fatica, stupore e crescita. Fatica perché qualsiasi esperienza nuova comporta uno sforzo, per adattarsi, per relazionarsi con persone estranee che magari parlano una lingua straniera, per cercare di essere indipendenti. La famiglia che mi ospitava è stata da subito accogliente, ma c’è voluto un po’ di tempo prima che arrivassimo a conoscerci, e lo stesso è avvenuto a scuola. Inizialmente mi sono sentita sbagliata, fuori luogo, ma con il tempo ho trovato in quel paesino quasi una seconda casa. La mattina si andava a scuola, il pomeriggio si faceva una passeggiata in paese, nei weekend si usciva a Madrid. Abbiamo fatto ben poco le turiste, siamo state catapultate nella vita di tutti i giorni degli adolescenti spagnoli, che non si discosta molto da quella degli italiani, se non fosse per gli orari e la mentalità meno frenetica che li contraddistingue.

Lo stupore invece è dovuto al fatto che quando si visita un luogo diverso da casa propria tutto sembra più bello e si vive più intensamente il presente. Per esempio, ogni sera, al tramonto, guardavo il cielo, e mi sembrava di non aver mai visto un cielo tanto sconfinato e variopinto. Una volta tornata a casa, ho iniziato ad osservare il tramonto da casa mia, e mi sono trovata davanti un cielo altrettanto bello, di cui prima non mi curavo. Viaggiare allarga gli orizzonti verso parti del mondo sconosciute, ma anche verso casa propria, per rendersi conto di ciò che si possiede e valorizzarlo di più.

E qui entra in gioco la crescita: nonostante il mio soggiorno all’estero non sia durato tantissimo, in questo tempo sento di essere cambiata e di avere uno sguardo più maturo sulla realtà. Ho cercato di trasportare il desiderio di vivere ogni giorno al massimo con cui mi alzavo ogni giorno in Spagna nella mia routine quotidiana, e sto imparando a non dare niente per scontato. La mia famiglia, l’ambiente rassicurante della mia casa, il cibo italiano, il fatto di poter parlare nella mia lingua ed essere certa che tutti mi capiscano, sono cose che mi sono mancate e che sono stata costretta a rivalutare. Dall’altra parte il calore delle persone spagnole, la loro accoglienza, la vita rilassata che conducono, la loro positività mi mancano ora: non avrei mai pensato di poter stare così bene in un posto diverso da casa mia. Questo lo devo soprattutto alle persone che ho incontrato, specialmente alle figlie della coppia che mi ha ospitata, che mi hanno messa subito a mio agio e aiutata nei momenti più difficili.

Grazie a questa esperienza ho potuto confrontarmi con me stessa e mettermi alla prova, approfondire lo studio dello spagnolo, fare nuove conoscenze e costruire amicizie, e soprattutto cominciare a superare alcuni dei limiti che mi bloccano nella vita di tutti i giorni.

E pensare che non volevo partire.

 

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Un cielo nuovo

di Nicole Tironi

senza-titoloEsperienza. É la parola che rappresenta al meglio il mio viaggio in Spagna. Nell’arco di un mese e mezzo ho avuto la possibilità di conoscere persone fantastiche come la famiglia che mi ha ospitato che fin dall’inizio è riuscita a rendermi partecipe della propria vita quotidiana . Per la prima volta nella mia vita ho provato la sensazione di essere la sorella maggiore di ben tre piccole pesti e devo dire che, pur essendo stato un po’ faticoso, mi ha regalato dei momenti indimenticabili. Ho vissuto in un paese molto piccolo: i primi giorni ero davvero preoccupata perché in due ore io e le mie compagne avevamo percorso tutte le strade possibili, visto tutti i negozi e supermercati, e poi con il passare delle settimane ho incominciato a capire che mi trovavo in un posto unico. Ogni sera dal primo giorno che sono arrivata fino all’ultimo, con pioggia, vento e sole che spaccava le pietre, quel paesino in mezzo al nulla mi regalava un cielo nuovo che mi lasciava sempre a bocca aperta ed era diventato l’unica cosa che mi aiutava a sorridere e ad essere felice quando non stavo bene. Questa esperienza mi ha permesso di conoscere meglio alcuni aspetti di me stessa, a rapportarmi con le persone, a capire che ciò di cui ho bisogno sono le avventure e i viaggi che poco alla volta mi permettono di scoprire chi sono e di desiderare il meglio per me. Posso essere solo felice di aver ricevuto e colto questa opportunità.

 

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Molto più di un viaggio

di Maria Chiara Sertori

Ci sono esperienze che ti cambiano nel profondo. La mia è iniziata il 6 settembre 2016 quando sono partita per trascorrere un mese e mezzo a Villanueva de la Cañada, vicino Madrid. È impossibile racchiudere in poche righe quello che è stato molto più di un viaggio. Sono stata travolta da un susseguirsi di scoperte: nuove abitudini, nuove tradizioni, nuovi orari e nuove persone. Ogni singolo incontro mi ha segnato e l’essere a contatto con una cultura diversa mi ha aperto lo sguardo, regalandomi la piena consapevolezza che c’è molto da scoprire al di là del mio piccolo. Ho ammirato l’apertura delle persone, le loro domande, i loro sorrisi, la loro capacità di farmi sentire accolta e mai giudicata. Non avrei immaginato di potermi sentire veramente a casa in un altro luogo, invece ho trovato una seconda famiglia. I legami che si sono creati sono amicizie vere tanto che ancora oggi sono in contatto con gli amici conosciuti per non parlare della famiglia: mi sento ogni settimana Carmen e Alejandro,i miei fratelli spagnoli, con cui ho già in programma di rincontrarmi quest’estate. C’è chi lo chiama “periodo all’estero”, ma mi sembra una definizione piuttosto restrittiva, questo mese mi ha fatto comprendere che conviene mettersi in gioco e giocare la partita fino in fondo perché alla fine ciò di cui ci pentiremo sono le occasioni che non abbiamo saputo cogliere.

 

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Mettersi in gioco completamente

di Giulia Adami

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image1Prima di partire per la Spagna ero molto agitata: non mi ritenevo all’altezza di un’esperienza del genere e di riuscire ad abituarmi a cose diverse dalle mie. Quando sono arrivata però tutto si è rivelato diverso dalle mie aspettative; innanzitutto la famiglia che mi ha accolto si è mostrata sin dall’inizio aperta e ha fatto sì che si creasse un legame affettivo. Mi ha aiutato molto ad ambientarmi nel paese introducendomi a diverse persone e mostrandomi modi di fare differenti da quelli a cui ero abituata.

Inoltre il fatto di parlare una lingua diversa dalla mia ha permesso che mi mettessi in gioco completamente migliorando le mie conoscenze e instaurando in me un senso di autonomia.

 

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Un’esperienza unica

di Alessandra Misani

All’inizio di settembre sono andata in Spagna, a Villanueva de la Cañada, per un mese e mezzo. Non ero mai stata lontana da casa per così tanto tempo. Le prime settimane sono state le più difficili, mi mancava molto l’Italia ed ero sempre molto stanca. Da un lato ascoltare e parlare tutto il giorno una lingua che non é la tua ti stanca molto, dall’altro lato trovarsi in una nazione diversa, con delle persone diverse, con diversi usi e costumi, in un posto che non conosci è davvero difficile. Siamo arrivate qualche giorno prima dell’inizio della scuola e durante i primi giorni abbiamo conosciuto le nostre famiglie e ci siamo ambientate meglio nel paesino. La settimana dopo é iniziata la scuola, dove abbiamo conosciuto gli studenti spagnoli e ci siamo accorte di come il ritmo della vita in generale fosse molto più rilassato rispetto allo stress frenetico a cui eravamo abituate qui. Durante i week-end spesso e volentieri ci trovavamo a Madrid, per visitare qualcosa o girare i negozi, per questo usavamo spesso i mezzi pubblici, che partivano dal nostro paese e andavano direttamente a Madrid. É stata un’esperienza unica, emozionante che ci ha portato a conoscere nuove persone e altri usi e costumi. Io, in particolare, ho legato molto con una ragazza tedesca che era ospitata dalla stessa famiglia che ospitava me è tutt’ora ci teniamo in contatto.

 

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